Il Niente e il Fondamento in M. Heidegger

Nonfiction, Religion & Spirituality, Philosophy, Phenomenology, Existentialism
Cover of the book Il Niente e il Fondamento in M. Heidegger by Manuela Ritte, Manuela Ritte
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Author: Manuela Ritte ISBN: 9788892573437
Publisher: Manuela Ritte Publication: March 18, 2016
Imprint: Language: Italian
Author: Manuela Ritte
ISBN: 9788892573437
Publisher: Manuela Ritte
Publication: March 18, 2016
Imprint:
Language: Italian

In questo scritto cercheremo di fare leva sul punto focale della nostra analisi privilegiando uno dei periodi che più di tutti gli altri - non meno degni di attenzione ma nel nostro caso solo marginali -, interessò e condizionò la ricerca filosofica di Martin Heidegger.
Tale scelta è il frutto di una attenta riflessione, scaturita dalla possibilità di fare convergere le diverse opinioni di molti studiosi verso una lettura neutra dei nodi tematici qui affrontati, senza cioè condizionare o limitare la corretta comprensione degli stessi, la corretta visione di questi sarà difatti indispensabile per la nostra analisi.
Risulta per noi quindi necessario avvicinare il pensiero di M.Heidegger, allontanandolo in primis da tutti i pregiudizi che oggigiorno ancora limitano una lecita comprensione della sua oramai imprescindibile filosofia.
Per questo motivo scorreremo via via tutti gli elementi per noi capitali, elementi che hanno intessuto il pensiero del filosofo tedesco.

Come dicevamo, limiteremo la nostra analisi solamente al periodo che va dal 1927 sino alla cosiddetta “svolta”, all'inizio degli anni '30. I temi fondamentali di questo periodo, a partire dalla questione centrale della irriducibilità dell'essere all'ente e della denuncia dell'oblio dell'essere perpetuato dalla storia dal pensiero metafisico, dalla sua cioè ineluttabile destinazione all'oblio del suo significato, sino al problema del fondamento, della Differenza Ontologica, del senso, della gettatezza, nonché del problema capitale della verità. Da questo periodo a cui la nostra analisi affida il dovere di sondare l'abissale forza del pensiero di Heidegger, verranno da noi estrapolati molti dei significati cardine attraverso i quali, in ultimo, potremo far emergere quel significato che, a nostro avviso, può essere considerato come il più originario di tutti i significati; più originario in quanto capace di avvicinarci, come dicevamo, ad una corretta intuizione della filosofia heideggeriana stessa. Stiamo parlando del significato del niente.

Il nostro filosofo dedicò l'intera sua vita alla domanda “che cosa significhi Essere”, domanda che proveremo a seguire come un filo lungo questo elaborato; la seguiremo fin dai suoi primi esordi, dai primi sviluppi a seguito degli assidui studi avvenuti nella aule dove insegnava Franz Brentano, così come a seguito dei primi insegnamenti del suo primo e grande maestro, Edmund Husserl.
Come penso abbiamo già capito, la difficoltà sta nel riuscire ad impostare bene il problema, in quanto solo impostando bene il problema ci sarà possibile chiedersi del problema stesso, ci sarà possibile chiedersi di questo in modo cioè adeguato.
Heidegger ci ha indicato come sia l'uomo a vivere nell'oblio del significato d'Essere, in quanto vive egli stesso un originario equivoco del quale non sa cogliere le inevitabili conseguenze: l'uomo equivoca l'essere, il suo significato, perché lo confonde tra gli altri enti, rendendolo ente tra gli altri enti.

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In questo scritto cercheremo di fare leva sul punto focale della nostra analisi privilegiando uno dei periodi che più di tutti gli altri - non meno degni di attenzione ma nel nostro caso solo marginali -, interessò e condizionò la ricerca filosofica di Martin Heidegger.
Tale scelta è il frutto di una attenta riflessione, scaturita dalla possibilità di fare convergere le diverse opinioni di molti studiosi verso una lettura neutra dei nodi tematici qui affrontati, senza cioè condizionare o limitare la corretta comprensione degli stessi, la corretta visione di questi sarà difatti indispensabile per la nostra analisi.
Risulta per noi quindi necessario avvicinare il pensiero di M.Heidegger, allontanandolo in primis da tutti i pregiudizi che oggigiorno ancora limitano una lecita comprensione della sua oramai imprescindibile filosofia.
Per questo motivo scorreremo via via tutti gli elementi per noi capitali, elementi che hanno intessuto il pensiero del filosofo tedesco.

Come dicevamo, limiteremo la nostra analisi solamente al periodo che va dal 1927 sino alla cosiddetta “svolta”, all'inizio degli anni '30. I temi fondamentali di questo periodo, a partire dalla questione centrale della irriducibilità dell'essere all'ente e della denuncia dell'oblio dell'essere perpetuato dalla storia dal pensiero metafisico, dalla sua cioè ineluttabile destinazione all'oblio del suo significato, sino al problema del fondamento, della Differenza Ontologica, del senso, della gettatezza, nonché del problema capitale della verità. Da questo periodo a cui la nostra analisi affida il dovere di sondare l'abissale forza del pensiero di Heidegger, verranno da noi estrapolati molti dei significati cardine attraverso i quali, in ultimo, potremo far emergere quel significato che, a nostro avviso, può essere considerato come il più originario di tutti i significati; più originario in quanto capace di avvicinarci, come dicevamo, ad una corretta intuizione della filosofia heideggeriana stessa. Stiamo parlando del significato del niente.

Il nostro filosofo dedicò l'intera sua vita alla domanda “che cosa significhi Essere”, domanda che proveremo a seguire come un filo lungo questo elaborato; la seguiremo fin dai suoi primi esordi, dai primi sviluppi a seguito degli assidui studi avvenuti nella aule dove insegnava Franz Brentano, così come a seguito dei primi insegnamenti del suo primo e grande maestro, Edmund Husserl.
Come penso abbiamo già capito, la difficoltà sta nel riuscire ad impostare bene il problema, in quanto solo impostando bene il problema ci sarà possibile chiedersi del problema stesso, ci sarà possibile chiedersi di questo in modo cioè adeguato.
Heidegger ci ha indicato come sia l'uomo a vivere nell'oblio del significato d'Essere, in quanto vive egli stesso un originario equivoco del quale non sa cogliere le inevitabili conseguenze: l'uomo equivoca l'essere, il suo significato, perché lo confonde tra gli altri enti, rendendolo ente tra gli altri enti.

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