Author: | AA. VV. | ISBN: | 9788849293111 |
Publisher: | Gangemi Editore | Publication: | February 4, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore | Language: | Italian |
Author: | AA. VV. |
ISBN: | 9788849293111 |
Publisher: | Gangemi Editore |
Publication: | February 4, 2016 |
Imprint: | Gangemi Editore |
Language: | Italian |
“Cose (quasi) mai viste” mette in campo un’ipotesi di contributo alle conoscenze dell’arte degli Anni ‘60-’70 attualizzando ed elaborando tesi sostenute già negli anni passati, introducendo un’attitudine aperta alla domanda più che alla chiusura filologica. Cerca di ricostruire o ricostituire per somme linee, ed esemplari personalità, il mosaico esploso di una pratica recente dell’arte, profondamente ancorata e radicata come rivoluzionaria nel nostro tempo: lo specchio di una società, la nostra di quegli anni, che viveva una mutazione e attraversava cambiamento di segni, di senso e delle strutture mentali. È un progetto condiviso nato dall’esigenza – avvertita da più parti in questi ultimi tempi – di una rilettura alla luce del presente di quel periodo compreso tra gli Anni ‘60 e ‘70: un coacervo di complessità e problematicità affascinante e controversa che non ha ancora permesso – nonostante i tentativi di classificazione e storicizzazione – di essere consegnato tout court ad una rigidità filologica. Un progetto che, a fronte di questa dichiarata complessità, ha giocato piuttosto sulle diversità, consapevole di essere di fronte a delle “realtà” che, se non possono essere definite parallele, sicuramente risultano convergenti, sia sotto il profilo teorico sia produttivo sia di tensione, verso un approdo di problematica comune (ai nostri artisti, ma non solo ad essi): determinare una possibilità di significazione, chiara e inequivocabile, sviluppata con precise finalità estetiche, tecniche e strumentali. Attraverso alcuni testimoni del periodo come Carla Accardi, Franco Angeli, Gianfranco Baruchello, Umberto Bignardi, Alighiero Boetti, Nicola Carrino, Luigi Di Sarro, Paolo Gioli, Ettore Innocente, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Luca Patella, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Cloti Ricciardi, Mario Schifano, Michele Zaza, si intende declinare pertanto più momenti di proficua convivenza e dialettica coabitazione fra autori di aree espressive che, seppure pertinenti alle medesime radici storiche e culturali, conosciamo come sostanzialmente differenti, nelle intenzioni, negli esiti e, soprattutto, nella evoluzione dei loro rispettivi lavori e ricerche, non solo per gli anni considerati dalla rassegna, ma – per i casi – fino a tutt’oggi. Artisti estrapolati dalle singole aree di pertinenza linguistica, dall’appartenenza a gruppi e tendenze degli anni che furono, con l’intenzione, da una parte, di sottrarli a logiche rigide di lettura critica, etichette ed incasellamenti; da un’altra, di liberarli da classificazioni e sottolinearne l’identità individuale e la ricchezza delle poetiche, delle gamme espressive e concettuali, oggi punto di riferimento consapevole delle ultime generazioni che da questi precedenti hanno appreso la capacità di elaborare i propri linguaggi con approccio sperimentale, indagandone tutte le potenzialità strutturali, oltre l’aspetto formale.
“Cose (quasi) mai viste” mette in campo un’ipotesi di contributo alle conoscenze dell’arte degli Anni ‘60-’70 attualizzando ed elaborando tesi sostenute già negli anni passati, introducendo un’attitudine aperta alla domanda più che alla chiusura filologica. Cerca di ricostruire o ricostituire per somme linee, ed esemplari personalità, il mosaico esploso di una pratica recente dell’arte, profondamente ancorata e radicata come rivoluzionaria nel nostro tempo: lo specchio di una società, la nostra di quegli anni, che viveva una mutazione e attraversava cambiamento di segni, di senso e delle strutture mentali. È un progetto condiviso nato dall’esigenza – avvertita da più parti in questi ultimi tempi – di una rilettura alla luce del presente di quel periodo compreso tra gli Anni ‘60 e ‘70: un coacervo di complessità e problematicità affascinante e controversa che non ha ancora permesso – nonostante i tentativi di classificazione e storicizzazione – di essere consegnato tout court ad una rigidità filologica. Un progetto che, a fronte di questa dichiarata complessità, ha giocato piuttosto sulle diversità, consapevole di essere di fronte a delle “realtà” che, se non possono essere definite parallele, sicuramente risultano convergenti, sia sotto il profilo teorico sia produttivo sia di tensione, verso un approdo di problematica comune (ai nostri artisti, ma non solo ad essi): determinare una possibilità di significazione, chiara e inequivocabile, sviluppata con precise finalità estetiche, tecniche e strumentali. Attraverso alcuni testimoni del periodo come Carla Accardi, Franco Angeli, Gianfranco Baruchello, Umberto Bignardi, Alighiero Boetti, Nicola Carrino, Luigi Di Sarro, Paolo Gioli, Ettore Innocente, Jannis Kounellis, Sergio Lombardo, Renato Mambor, Luca Patella, Lamberto Pignotti, Vettor Pisani, Cloti Ricciardi, Mario Schifano, Michele Zaza, si intende declinare pertanto più momenti di proficua convivenza e dialettica coabitazione fra autori di aree espressive che, seppure pertinenti alle medesime radici storiche e culturali, conosciamo come sostanzialmente differenti, nelle intenzioni, negli esiti e, soprattutto, nella evoluzione dei loro rispettivi lavori e ricerche, non solo per gli anni considerati dalla rassegna, ma – per i casi – fino a tutt’oggi. Artisti estrapolati dalle singole aree di pertinenza linguistica, dall’appartenenza a gruppi e tendenze degli anni che furono, con l’intenzione, da una parte, di sottrarli a logiche rigide di lettura critica, etichette ed incasellamenti; da un’altra, di liberarli da classificazioni e sottolinearne l’identità individuale e la ricchezza delle poetiche, delle gamme espressive e concettuali, oggi punto di riferimento consapevole delle ultime generazioni che da questi precedenti hanno appreso la capacità di elaborare i propri linguaggi con approccio sperimentale, indagandone tutte le potenzialità strutturali, oltre l’aspetto formale.