Author: | Giampiero Ruggiero | ISBN: | 9788190983846 |
Publisher: | Edizioni Alef | Publication: | June 14, 2016 |
Imprint: | Language: | Italian |
Author: | Giampiero Ruggiero |
ISBN: | 9788190983846 |
Publisher: | Edizioni Alef |
Publication: | June 14, 2016 |
Imprint: | |
Language: | Italian |
L’opera del Cheroneo, pur tanto dibattuta per la paternità e l’autenticità, nel giardino letterario classico e moderno è l’esempio di un albero sempreverde, carico di umanità, denso di riflessioni di saggezza pratica, oltre che di dottrina filosofica e letteraria. Essa ci permette di entrare nell’universo del dolore antico, ci fa riscoprire simili, a volte sorprendentemente uguali, e ci meraviglia come anche gli uomini del I secolo d.C., quando ancora la religione cristiana nella fase della sua fanciullezza si stava diffondendo e affermando, abbiano cercato a loro modo di consolare uno dei dolori più grandi e insopportabili. E’ interessante osservare infatti come anche la civiltà pagana, priva della speranza cristiana, sia stata in grado di accettare con naturalezza e dare un senso anche alla mortalità umana, al suo destino caduco e circoscritto al solo viaggio terreno. E non da ultimo lo scritto documenta la ricca eredità che questa cultura classico-pagana ha lasciato anche nello stesso cristianesimo che, dal suo canto ha assorbito tante argomentazioni e principi inerenti all’esistenza e all’escatologia. D’altra parte ancora oggi nella preghiera che si recita per i defunti si ripete “Requiem aeternam dona eis Domine … requiescant in pace”: un eterno riposo … esattamente come aveva ipotizzato già Socrate nel V secolo a.C.
L’opera del Cheroneo, pur tanto dibattuta per la paternità e l’autenticità, nel giardino letterario classico e moderno è l’esempio di un albero sempreverde, carico di umanità, denso di riflessioni di saggezza pratica, oltre che di dottrina filosofica e letteraria. Essa ci permette di entrare nell’universo del dolore antico, ci fa riscoprire simili, a volte sorprendentemente uguali, e ci meraviglia come anche gli uomini del I secolo d.C., quando ancora la religione cristiana nella fase della sua fanciullezza si stava diffondendo e affermando, abbiano cercato a loro modo di consolare uno dei dolori più grandi e insopportabili. E’ interessante osservare infatti come anche la civiltà pagana, priva della speranza cristiana, sia stata in grado di accettare con naturalezza e dare un senso anche alla mortalità umana, al suo destino caduco e circoscritto al solo viaggio terreno. E non da ultimo lo scritto documenta la ricca eredità che questa cultura classico-pagana ha lasciato anche nello stesso cristianesimo che, dal suo canto ha assorbito tante argomentazioni e principi inerenti all’esistenza e all’escatologia. D’altra parte ancora oggi nella preghiera che si recita per i defunti si ripete “Requiem aeternam dona eis Domine … requiescant in pace”: un eterno riposo … esattamente come aveva ipotizzato già Socrate nel V secolo a.C.