Author: | Yasmine Ghata | ISBN: | 9788861100749 |
Publisher: | Del Vecchio Editore | Publication: | September 25, 2013 |
Imprint: | Del Vecchio Editore | Language: | Italian |
Author: | Yasmine Ghata |
ISBN: | 9788861100749 |
Publisher: | Del Vecchio Editore |
Publication: | September 25, 2013 |
Imprint: | Del Vecchio Editore |
Language: | Italian |
“Alla morte di Barbe Blanche, mio padre, ricevetti in eredità il târ che si trasmette nella mia famiglia di generazione in generazione.Ma immediatamente lo strumento mi si ribellò contro, rifiutandosi di librare quegli accordi incantevoli e mistici che hanno fatto la gloria dei musicisti dell’Iran. Sotto le mie dita, e al mio carezzare le corde, sembrava solo un pezzo di legno senza vita, senza vigore. Ero forse maledetto? Che crimine dovevo espiare? O forse il târ custodiva dentro quei sinuosi fianchi di legno un segreto troppo pesante per poter vibrare come un tempo, leggero e suadente? Così ho strappato le corde, le ho bruciate e seppellite dietro casa. E sono partito alla volta di Ardabil, in cerca del più famoso liutaio della regione. Ma cambiare le corde di un târ equivale a cambiarela sua stessa anima e quella del musicista che lo possiede. E adesso che sono qui, rinchiuso con mio fratello Nur in questa cella di polvere e silenzio a scontare una condanna inclemente e sconosciuta, adesso che la vista mi sta abbandonando e che non riesco più a distinguere il giorno dalla notte, adesso che questo buio diventa sempre più mio senza voce e senza sguardi, ho paura. Ho paura di non tornare mai più.”Lentamente, con delicatezza e con la sapienza di un cesellatore esperto, Yasmine Ghata ci racconta una storia lontana, incorniciando ogni figura di arabeschi che si intrecciano alle note di un târ. Pian piano, si forma davanti ai nostri occhi la nitida immagine di un tempo indefinito, eterno perché universale.
“Alla morte di Barbe Blanche, mio padre, ricevetti in eredità il târ che si trasmette nella mia famiglia di generazione in generazione.Ma immediatamente lo strumento mi si ribellò contro, rifiutandosi di librare quegli accordi incantevoli e mistici che hanno fatto la gloria dei musicisti dell’Iran. Sotto le mie dita, e al mio carezzare le corde, sembrava solo un pezzo di legno senza vita, senza vigore. Ero forse maledetto? Che crimine dovevo espiare? O forse il târ custodiva dentro quei sinuosi fianchi di legno un segreto troppo pesante per poter vibrare come un tempo, leggero e suadente? Così ho strappato le corde, le ho bruciate e seppellite dietro casa. E sono partito alla volta di Ardabil, in cerca del più famoso liutaio della regione. Ma cambiare le corde di un târ equivale a cambiarela sua stessa anima e quella del musicista che lo possiede. E adesso che sono qui, rinchiuso con mio fratello Nur in questa cella di polvere e silenzio a scontare una condanna inclemente e sconosciuta, adesso che la vista mi sta abbandonando e che non riesco più a distinguere il giorno dalla notte, adesso che questo buio diventa sempre più mio senza voce e senza sguardi, ho paura. Ho paura di non tornare mai più.”Lentamente, con delicatezza e con la sapienza di un cesellatore esperto, Yasmine Ghata ci racconta una storia lontana, incorniciando ogni figura di arabeschi che si intrecciano alle note di un târ. Pian piano, si forma davanti ai nostri occhi la nitida immagine di un tempo indefinito, eterno perché universale.